Quando si parla di organi artificiali, grazie agli sviluppi
della tecnologia moderna, spesso si pensa ad arti bionici o ad organi costruiti
artificialmente, in grado di essere impiantati nel corpo del paziente e
svolgere perfettamente le funzioni della loro controparte “naturale”: per il polmone artificiale la situazione è un po’ diversa,
ovvero non esistono organi artificiali propriamente detti, ma dispositivi in
grado di svolgerne efficacemente le funzioni. Storicamente si associa all’idea di polmone artificiale quello che è
comunemente noto come “polmone d’acciaio”, ma a partire dagli anni ’50 un nuovo
sistema ha assunto il ruolo di polmone artificiale: il respiratore
extracorporeo a membrana, noto come ECMO.
L’ECMO espleta le sue
funzioni attraverso un
complesso circuito, i cui parametri sono accuratamente controllati al fine di garantire un
funzionamento ottimale e minori rischi per il paziente.
Durante l’analisi del polmone artificiale, è stato possibile
tracciare un’evoluzione di tale tecnologia a partire da uno studio cronologico
dei brevetti che sono stati depositati e che sono
disponibili online grazie all’utilissimo servizio di Google Patents. Si
osserva che la storia dell’ECMO è caratterizzata da un’evoluzione dei materiali, delle forme e delle tecnologie impiegate nella produzione dei suoi elementi.
Tuttavia la storia del polmone artificiale si prospetta
ancora lunga: studi e statistiche sempre più
accurati sono pubblicati e ci si aspetta che gli sviluppi futuri di tale sistema possano
portare ad una efficacia sempre crescente, in modo tale da garantire una
migliore qualità di vita ai pazienti.
Uno studio sull’importanza del polmone artificiale non può
non tener conto di un’analisi della sua diffusione e del
numero di casi che prevedono un suo impiego, da cui si deduce che l’ECMO ha assunto un’importanza
sempre maggiore nella realtà clinica, consentendo la cura di un numero
crescente di persone.
Essendo la nostra una società industrializzata, diventa
sempre più importante fornire una standardizzazione dei prodotti, anche di
quelli usati in campo clinico, la quale si concretizza in normative e specifiche tecniche. La standardizzazione nasce infatti per
soddisfare tutte le possibili esigenze dei pazienti, garantendo una
sostenibilità nella produzione e facilitando la progettazione ed il dialogo tra
settori produttivi differenti, oltre ad un più efficace controllo sulla qualità
dei prodotti. È altresì importante conoscere le aziende produttrici: esiste
infatti un elenco di aziende accreditate per la produzione di tali dispositivi, operanti a livello globale, tra
cui una italiana, con sede in Piemonte.
È tuttavia evidente come uno studio antropologico di un
oggetto non possa limitarsi esclusivamente ad un’analisi delle tecnologie,
delle normative e delle statistiche che lo riguardano. Per effettuare uno
studio compiuto è necessario spingersi oltre e fare una riflessione sull’impatto
che tale prodotto ha avuto sulla cultura e sulla società.
È interessante quindi analizzare le parole che stanno
intorno all’oggetto artificiale, anche in diverse lingue, creando così un glossario
del polmone artificiale, oppure creare un
abbecedario che riporti i termini inerenti all’oggetto
esaminato, che abbiano attinenza anche con le arti e gli aspetti culturali e
sociali, andando oltre un’analisi puramente tecnica.
Da un punto di vista sociologico si è analizzato chi siano
in generale gli utilizzatori di tali dispositivi, osservando che si tratta
degli individui più giovani (soprattutto i neonati), che fanno ricorso al
polmone artificiale per affrontare le loro problematiche. Da un punto di vista
geografico-antropologico si è osservato quali siano i luoghi in cui il
polmone artificiale viene usato.
Il polmone artificiale ed il suo impiego hanno avuto una
forte influenza dal punto di vista culturale, soprattutto se al polmone
artificiale si da l’accezione di “polmone d’acciaio”. Proprio per le sue
modalità di utilizzo e per le condizioni di vita estremamente disagevoli che impone
al suo utilizzatore, il polmone d’acciaio è visto come un male necessario che
permette la sopravvivenza. Tale idea di polmone artificiale si riflette nel
brano “My Iron Lung” dei Radiohead, il cui testo è scritto come un atto necessario durante un blocco
dello scrittore, ed è quindi oggetto di disprezzo da parte dell’autore, ma necessario per
garantire la sopravvivenza della band. Esistono tuttavia dei casi particolari,
in cui gli individui costretti all’interno di tale macchina riescono ad
accettare la loro condizione e a non farsi limitare nella propria libertà: è il
caso di Rosanna Benzi, famosa attivista per i diritti dei disabili, a cui lo
stesso pontefice Giovanni XXIII indirizzò una lettera per ringraziarla della
sua voglia di vivere, ispirazione per tutti coloro che si trovano in condizioni
difficili: alla sua vicenda furono dedicati un libro ed un lungometraggio diretto da Nino Risi. Altre importanti figure che riuscirono a vincere questa
“prigione di acciaio” in cui erano confinati furono Frederick Snite e Giovanna Romanato, alla cui vita
sono dedicati due libri che hanno permesso di approfondire la conoscenza delle
condizioni di vita, fisiche e psicologiche, delle persone che vivono per mezzo di
tali dispositivi. Tutte queste opere hanno avuto un importante impatto nella
società e sono state fondamentali per promuovere un’idea di inclusione nei
confronti delle persone con disabilità.
Il polmone artificiale continua ad essere presente in alcune
opere che hanno un forte impatto nella società e un forte seguito: si trova ad
esempio un personaggio sottoposto ad ECMO all’interno della serie di Grey’s
Anatomy, e la sua figura è un modo per osservare l’impatto della tecnologia all’interno
del settore delle cure mediche.
Anche nell’ambito dei fumetti si analizzano in modo comico e
bizzarro alcune patologie legate ai polmoni, in particolare nell’opera di Nick Seluk, il quale crea delle personificazioni degli organi e le fa interagire
tra loro, caratterizzando ogni personaggio con alcuni elementi distintivi
tratti dai sentimenti e dalle idee che si associano a ciascun organo.
Il polmone artificiale permette quindi la respirazione agli
individui il cui apparato cardio-respiratorio non garantirebbe la
sopravvivenza. Spesso si associa quindi al “respiratore artificiale” un suono
caratteristico, che un personaggio in particolare ha contribuito ad affermare
come modello nella cultura di massa: Dart Fener all’interno
dell’universo narrativo di Star Wars.
Come sintesi degli studi effettuati, se si dovesse scegliere
un simbolo che rappresentasse il polmone artificiale si dovrebbe tener conto di
tutti gli aspetti che lo caratterizzano, cioè della malattia, di un forte
vincolo per la libertà, ma anche di un mezzo che porti la vita. Spesso i
pazienti sottoposti a simili trattamenti vengono definiti “intubati”, e tale
termine è capace di rimandare a molte delle idee e delle situazioni che
caratterizzano la vita di un paziente, pertanto si è scelto il tubo di ventilazione, come elemento rappresentativo del polmone artificiale.
L’analisi di questo oggetto artificiale è stata laboriosa,
ma ha consentito un approfondimento molto stimolante sugli sviluppi e sui metodi della medicina e delle biotecnologie. Ma soprattutto è stata importante per comprendere ed apprezzare l'importanza e la complessità di uno
studio antropologico, oltre che a fornire un metodo di analisi
facilmente ed efficacemente applicabile ad altri ambiti.