domenica 7 gennaio 2018

ARTICOLO FINALE



Quando si parla di organi artificiali, grazie agli sviluppi della tecnologia moderna, spesso si pensa ad arti bionici o ad organi costruiti artificialmente, in grado di essere impiantati nel corpo del paziente e svolgere perfettamente le funzioni della loro controparte “naturale”: per il polmone artificiale la situazione è un po’ diversa, ovvero non esistono organi artificiali propriamente detti, ma dispositivi in grado di svolgerne efficacemente le funzioni. Storicamente si associa all’idea di polmone artificiale quello che è comunemente noto come “polmone d’acciaio”, ma a partire dagli anni ’50 un nuovo sistema ha assunto il ruolo di polmone artificiale: il respiratore extracorporeo a membrana, noto come ECMO.
 L’ECMO espleta le sue funzioni attraverso un complesso circuito, i cui parametri sono accuratamente controllati al fine di garantire un funzionamento ottimale e minori rischi per il paziente.
Durante l’analisi del polmone artificiale, è stato possibile tracciare un’evoluzione di tale tecnologia a partire da uno studio cronologico dei brevetti che sono stati depositati e che sono disponibili online grazie all’utilissimo servizio di Google Patents. Si osserva che la storia dell’ECMO è caratterizzata da un’evoluzione dei materiali, delle forme e delle tecnologie impiegate nella produzione dei suoi elementi.
Tuttavia la storia del polmone artificiale si prospetta ancora lunga: studi e statistiche sempre più accurati sono pubblicati e ci si aspetta che gli sviluppi futuri di tale sistema possano portare ad una efficacia sempre crescente, in modo tale da garantire una migliore qualità di vita ai pazienti. 
Uno studio sull’importanza del polmone artificiale non può non tener conto di un’analisi della sua diffusione e del numero di casi che prevedono un suo impiego, da cui si deduce che l’ECMO ha assunto un’importanza sempre maggiore nella realtà clinica, consentendo la cura di un numero crescente di persone.
Essendo la nostra una società industrializzata, diventa sempre più importante fornire una standardizzazione dei prodotti, anche di quelli usati in campo clinico, la quale si concretizza in normative e specifiche tecniche. La standardizzazione nasce infatti per soddisfare tutte le possibili esigenze dei pazienti, garantendo una sostenibilità nella produzione e facilitando la progettazione ed il dialogo tra settori produttivi differenti, oltre ad un più efficace controllo sulla qualità dei prodotti. È altresì importante conoscere le aziende produttrici: esiste infatti un elenco di aziende accreditate per la produzione di tali dispositivi, operanti a livello globale, tra cui una italiana, con sede in Piemonte.
È tuttavia evidente come uno studio antropologico di un oggetto non possa limitarsi esclusivamente ad un’analisi delle tecnologie, delle normative e delle statistiche che lo riguardano. Per effettuare uno studio compiuto è necessario spingersi oltre e fare una riflessione sull’impatto che tale prodotto ha avuto sulla cultura e sulla società.
È interessante quindi analizzare le parole che stanno intorno all’oggetto artificiale, anche in diverse lingue, creando così un glossario del polmone artificiale, oppure creare un abbecedario che riporti i termini inerenti all’oggetto esaminato, che abbiano attinenza anche con le arti e gli aspetti culturali e sociali, andando oltre un’analisi puramente tecnica.
Da un punto di vista sociologico si è analizzato chi siano in generale gli utilizzatori di tali dispositivi, osservando che si tratta degli individui più giovani (soprattutto i neonati), che fanno ricorso al polmone artificiale per affrontare le loro problematiche. Da un punto di vista geografico-antropologico si è osservato quali siano i luoghi in cui il polmone artificiale viene usato.
Il polmone artificiale ed il suo impiego hanno avuto una forte influenza dal punto di vista culturale, soprattutto se al polmone artificiale si da l’accezione di “polmone d’acciaio”. Proprio per le sue modalità di utilizzo e per le condizioni di vita estremamente disagevoli che impone al suo utilizzatore, il polmone d’acciaio è visto come un male necessario che permette la sopravvivenza. Tale idea di polmone artificiale si riflette nel brano “My Iron Lung” dei Radiohead, il cui testo è scritto come un atto necessario durante un blocco dello scrittore, ed è quindi oggetto di disprezzo da parte dell’autore, ma necessario per garantire la sopravvivenza della band. Esistono tuttavia dei casi particolari, in cui gli individui costretti all’interno di tale macchina riescono ad accettare la loro condizione e a non farsi limitare nella propria libertà: è il caso di Rosanna Benzi, famosa attivista per i diritti dei disabili, a cui lo stesso pontefice Giovanni XXIII indirizzò una lettera per ringraziarla della sua voglia di vivere, ispirazione per tutti coloro che si trovano in condizioni difficili: alla sua vicenda furono dedicati un libro ed un lungometraggio diretto da Nino Risi. Altre importanti figure che riuscirono a vincere questa “prigione di acciaio” in cui erano confinati furono Frederick Snite  e Giovanna Romanato, alla cui vita sono dedicati due libri che hanno permesso di approfondire la conoscenza delle condizioni di vita, fisiche e psicologiche, delle persone che vivono per mezzo di tali dispositivi. Tutte queste opere hanno avuto un importante impatto nella società e sono state fondamentali per promuovere un’idea di inclusione nei confronti delle persone con disabilità.
Il polmone artificiale continua ad essere presente in alcune opere che hanno un forte impatto nella società e un forte seguito: si trova ad esempio un personaggio sottoposto ad ECMO all’interno della serie di Grey’s Anatomy, e la sua figura è un modo per osservare l’impatto della tecnologia all’interno del settore delle cure mediche.
Anche nell’ambito dei fumetti si analizzano in modo comico e bizzarro alcune patologie legate ai polmoni, in particolare nell’opera di Nick Seluk, il quale crea delle personificazioni degli organi e le fa interagire tra loro, caratterizzando ogni personaggio con alcuni elementi distintivi tratti dai sentimenti e dalle idee che si associano a ciascun organo.
Il polmone artificiale permette quindi la respirazione agli individui il cui apparato cardio-respiratorio non garantirebbe la sopravvivenza. Spesso si associa quindi al “respiratore artificiale” un suono caratteristico, che un personaggio in particolare ha contribuito ad affermare come modello nella cultura di massa: Dart Fener all’interno dell’universo narrativo di Star Wars.
Come sintesi degli studi effettuati, se si dovesse scegliere un simbolo che rappresentasse il polmone artificiale si dovrebbe tener conto di tutti gli aspetti che lo caratterizzano, cioè della malattia, di un forte vincolo per la libertà, ma anche di un mezzo che porti la vita. Spesso i pazienti sottoposti a simili trattamenti vengono definiti “intubati”, e tale termine è capace di rimandare a molte delle idee e delle situazioni che caratterizzano la vita di un paziente, pertanto si è scelto il tubo di ventilazione, come elemento rappresentativo del polmone artificiale.
L’analisi di questo oggetto artificiale è stata laboriosa, ma ha consentito un approfondimento molto stimolante sugli sviluppi e sui metodi della medicina e delle biotecnologie. Ma soprattutto è stata importante per comprendere ed apprezzare l'importanza e la complessità di uno studio antropologico, oltre che a fornire un metodo di analisi facilmente ed efficacemente applicabile ad altri ambiti.


  


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